ATTENZIONE: dopo aver letto le 10 proposte segnala quelle che ritieni interessanti utilizzando il sondaggio a fianco. Ci aspettiamo una tua valutazione. Il sondaggio mantiene l'anonimato automaticamente.
Con questo documento ci prefiggiamo di aprire una discussione in
merito alle proposte qui descritte al fine di valutarne l’accettazione, la
convenienza, la validità legislativa e gli eventuali suggerimenti di modifica.
Lo scopo finale è quello di creare una mentalità del cittadino
lavoratore libera da condizionamenti religiosi, di classe, di rappresentanza
politica - sindacale ideologizzata e dipendente. Rafforzare tramite queste
norme una stretta e reale collaborazione che superi la vecchia lotta di classe
fra datore di lavoro e lavoratore. Realizzare una collaborazione basata sulla
sostenibilità di interessi comuni come il “business” aziendale, ponendo
particolare attenzione alla
“business sustainability” per le future generazioni.
Nell’elaborare queste proposte è stata esaminata anche La Carta dei
Diritti Culturali della Dichiarazione di Friburgo, la quale enuncia quei
diritti “essenziali alla dignità umana; per questa ragione i diritti culturali
fanno parte integrante dei diritti dell’uomo e devono essere interpretati
secondo i principi di universalità, di indivisibilità e di interdipendenza.”
Inoltre, per facilitare la comprensione di alcune proposte legislative, in calce ad alcune di esse è stato richiamato il post del blog
<www.mormonjobmentality. blogspot.com> a cui fare riferimento.
1) IL LAVORATORE HA DIRITTO AD UNA RETRIBUZIONE PROPORZIONALE ALLA
SUA FLESSIBILITÁ, ADATTABILITÁ E AL SAPER GESTIRE I CONTENUTI CHE LA PROPRIA
MANSIONE RICHIEDE. DIRITTO DA INSERIRE NELLA COSTITUZIONE, AL POSTO DELLA PRIMA
PARTE DELL’ATTUALE ARTICOLO 36, CHE PREVEDE SOLO UNA GENERICA QUANTITÁ E
QUALITÁ DEL SUO LAVORO.
Il lavoratore oggi deve saper perseguire gli obiettivi che
l’azienda gli pone pertanto l’essere flessibile e adattabile alle situazioni
via via emergenti è condizione essenziale per la realizzazione del business
aziendale. In sostanza spostare l’attenzione dall’efficienza all’efficacia.
2) AGGIORNARE LA FORMULAZIONE DEI DIRITTI DEI LAVORATORI, INTRODUCENTO
QUELLI PIU' ATTINENTI ALL'ERA DIGITALE, COME IL “DIRITTO PER OGNI CITTADINO DI
ACCEDERE AD INTERNET DALLA PROPRIA ABITAZIONE”. DIRITTO DA INSERIRE
NELL’ARTICOLO 21 DELL’ATTUALE COSTITUZIONE.
Questo diritto si riallaccia a quello espresso nella Dichiarazione
di Friburgo dove viene trattata la messa in atto dei diritti culturali
nell’economia e specificatamente per quanto concerne l’articolo 10 comma “b”
dove si legge:
“Gli attori
pubblici, privati e civili devono, nell’ambito delle loro competenze e
responsabilità specifiche: considerare che la compatibilità culturale dei beni
e dei servizi è spesso determinante per le persone in situazione svantaggiata a
causa della loro povertà, del loro isolamento o della loro appartenenza a un
gruppo discriminato.”
Questo comma mette in risalto due condizioni che noi abbiamo sul
nostro territorio italiano: la povertà e l’isolamento. Queste situazioni si trovano
maggiormente nelle zone rurali e di montagna, dove le nuove tecnologie
informatiche fanno fatica ad arrivare penalizzando questi cittadini per quanto
concerne le nuove opportunità di lavoro.
Vedere post PREPARATEZZA E
PRONTEZZA capitoli:
- “Progetto Broadband Utah: allargare la partecipazione”;
- “All'Italia serve un risorgimento digitale”;
- “Il monopolio italiano delle telecoms frena la crescita”;
- “Un nuovo diritto per l’era digitale”.
3) INSERIRE L’EDUCAZIONE ALLA “PREPARATEZZA E ALLA PRONTEZZA” NEI
BAMBINI IN ETÁ PRESCOLARE. CONCETTO DA INSERIRE NELLA COSTITUZIONE NELLA
SEZIONE DEL DIRITTO ALLO STUDIO.
I bambini che oggi sono in età prescolare subiranno un ritardo
culturale che potrà compromettere il loro futuro successo nel campo lavorativo,
qualora non acquisiscano confidenza e competenza nelle nuove tecnologie. Il
loro successo negli studi sarà sempre più condizionato dalla loro capacità di
stare sulla rete.
(Vedere post PREPARATEZZA E
PRONTEZZA al capitolo “Progetto Upstart: una visione illuminata”).
4) INFORMATICA E NANOTECNOLOGIE SARANNO I CONTENUTI DELLA NUOVA
SOCIETA' PER I PROSSIMI 30 ANNI, PERTANTO IL LAVORO SARÁ SEMPRE PIÚ INTELLETTUALE.
IL LAVORO MANUFATTURIERO SI GESTIVA CON IL CONTROLLO, MENTRE OGGI
IL LAVORO INTELLETTUALE SI GESTISCE CON LA MOTIVAZIONE. PERTANTO: È NECESSARIO FORMARE GLI STUDENTI
DELLA SCUOLA SUPERIORE ALLA “LEADERSHIP” E PERTANTO LEGIFERARE PER INSERIRE
QUESTA ESIGENZA NEI PROGRAMMI SCOLASTICI.
(Vedere post UN MORMONE CHE
HA FORMATO LA LEADERSHIP PIU AVANZATA).
5) SERVE UNA MOBILITÁ SOCIALE ORIENTATA VERSO L'ALTO, IL CHE RICHIEDE
LA NECESSITÁ DI DECURTARE TOTALMENTE LE TASSE UNIVERSITARIE PER LE PERSONE CON
PIÚ DI 35 ANNI DI ETÁ, CHE INTENDANO FREQUENTARE CORSI UNIVERSITARI. LAVORARE
MENO E STUDIARE MAGGIORMENTE ALFINE DI ACCRESCERE I PROPRI GUADAGNI. QUESTO
“DIRITTO ALLA COMPETITIVITÁ SCOLASTICA ED APPETIBILITÁ NEL MONDO DEL LAVORO”
DOVREBBE ESSERE SANCITO NELLA COSTITUZIONE AL FINE DI DARE A QUEI LAVORATORI,
LA CUI CULTURA È DIVENTATA OBSOLETA RISPETTO AL LAVORO CHE ORA SVOLGONO, LA
POSSIBILITÁ DI ACQUISIRE UNA CULTURA PROFESSIONALE PIÚ CONSONA ALLE ASPETTATIVE
ATTUALI. ESSERE COMPETITIVI OGGI, E SEMPRE DI PIÚ NEL FUTURO, VUOL DIRE
CONTINUARE A STUDIARE.
Per ottenere questo diritto derivante dal diritto del lavoro più in
generale, occorre favorire l’adeguamento culturale, come sancisce la
dichiarazione di Friburgo all’ articolo 1 comma “e”:
“la
realizzazione effettiva di un diritto dell’uomo implica la considerazione del
suo adeguamento culturale, …”
(Vedere post BENVENUTO DI UN
RETTORE UNIVERSITARIO).
6) L'EDUCAZIONE AL “BUSINESS” APRE LE PORTE DELLE GRANDI OPPORTUNITÁ.
OGNI STUDENTE DI SCUOLA SUPERIORE DOVREBBE PERTANTO ACQUISIRE UNA
CULTURA DEL “BUSINESS” IN SENSO LATO, INCLUSO IL “BUSINESS SUSTAINABILITY” CIOÈ QUELL’EQUILIBRIO FRA IL
SODDISFACIMENTO DELLE ESIGENZE PRESENTI E QUELLO DELLE FUTURE GENERAZIONI DI
SOPPERIRE ALLE PROPRIE. DIRITTO E DOVERE DA INSERIRE NELLA COSTITUZIONE.
Ogni persona, sola o in comune, ha diritto di realizzare il proprio
business senza danneggiare economicamente ed ambientalmente le generazioni
future.
Per le aziende il perseguire un “Business sustainability” significa
operare nel proprio core business, e pertanto perseguire la crescita del profitto
tutelando gli interessi dei propri shareholders e stakeholders, attuando
politiche di sviluppo di medio e lungo termine che non incidano negativamente
sulle future generazioni.
La disciplina della Sostenibilità integrata nel business richiede
oggi sempre più una professionalità specifica al pari di altre funzioni
aziendali, sulla quale la scuola ha un ruolo chiave nel preparare i giovani ad
un lavoro molto utile nel mondo delle imprese.
7) AL FINE DI USCIRE DAL NOSTRO PROVINCIALISMO CULTURALE E MIGLIORARE
LE QUALITÁ PROFESSIONALI, OCCORRE INSERIRE IN TUTTE LE FACOLTÁ UNIVERSITARIE ED
ACCADEMICHE L’INSEGNAMENTO CONDOTTO IN LINGUA INGLESE. IMPORTANTE
INSERIRE NELLA COSTITUZIONE LA LINGUA PREDOMINANTE IN QUANTO ESSA REALIZZA LA
PIENA “INTERNALIZZAZIONE” DEL MONDO SCENTIFICO E DEL LAVORO. LA REALE CONOSCENZA
DELLA LINGUA INGLESE È UN’ INDISPENSABILE NECESSITÁ.
(Vedere post IL POTERE
ECONOMICO DEL MULTILINGUISMO).
8) INSERIRE NEI CONSIGLI D’AMMINISTRAZIONE DELLE AZIENDE UN
RAPPRESENTANTE SINDACALE CON PROVATA CULTURA DEL “BUSINESS” ED ELETTO
DIRETTAMENTE DAI LAVORATORI DELL’AZIENDA.
QUESTO RAPPRESENTANTE SINDACALE, NON TESSERATO IN ALCUN PARTITO
POLITICO, DOVREBBE AVERE UN APPROCCIO MENTALE PROATTIVO PER SOSTENERE UNA
CRESCITA DEL BUSINESS PRESENTE E FUTURO, INTERAGENDO CON I LAVORATORI PER
TUTELARE I LORO INTERESSI, SENZA COMPROMETTERE IL PROFITTO AZIENDALE. DIRITTO
DA INSERIRE NELLA COSTITUZIONE COME DIRITTO DI COGESTIONE.
Questo diritto di cogestione che è il termine che si riferisce
alla partecipazione attiva dei lavoratori nei processi decisionali delle
aziende. Il termine riguarda anche una partecipazione ai risultati economici e
alla redistribuzione degli utili.
La disciplina della cogestione varia significativamente a seconda
degli ordinamenti nazionali.
Agli estremi opposti si trovano le situazioni degli Stati Uniti e
della Germania: negli USA i lavoratori non hanno alcuna rappresentanza negli
organi decisionali e la gestione è affidata a manager che hanno il
compito di massimizzare il profitto per gli azionisti soci. In Germania, i
lavoratori e le rappresentanze sindacali hanno invece un potere significativo
nella gestione dell'azienda.
In Italia dovremmo perseguire una cogestione snella per superare il
massimalismo sindacale della lotta di classe.
9) PER FORMARE CITTADINI E PERTANTO ANCHE I LAVORATORI DALLA
MENTALITÁ REALMENTE LIBERA, AGIRE ANCHE SULLA LIBERTÁ DI RELIGIONE PROIBENDO
ALLA POLITICA DI LEGIFERARE NEL CAMPO RELIGIOSO. CONCETTO DA INSERIRE NELLA
COSTITUZIONE IN SOSTITUZIONE DEGLI ATTUALI ARTICOLI 7 E 8.
Questo concetto è oggi rafforzato dall’articolo 3 comma “a” della
Dichiarazione di Friburgo:
“Ogni persona,
sola o in comune, ha diritto di vedere rispettata la propria identità culturale
nella diversità dei suoi modi di espressione; questo diritto si esercita in
particolare in relazione con la libertà di pensiero, di coscienza, di
religione, di opinione e di espressione;”
(Vedere post LA LIBERTA
RELIGIOSA: UN ESERCIZIO PER LA JOB MENTALITY).
10) ABOLIRE IL VALORE LEGALE DEL TITOLO DI STUDIO AL FINE DI
REALIZZARE UNA VERA COMPETITIVITÁ FRA LE PRESTAZIONI UNIVERSITARIE PUBBLICHE E
PERTANTO UNA CRESCITA PROFESSIONALE DEL CORPO DOCENTE. IL REALE MERITO
ACQUISITO DURANTE GLI STUDI DEVE ESSERE IL SOLO ELEMENTO DI SELEZIONE QUANDO UN
INDIVIDUO ENTRA NEL MONDO DEL LAVORO.
Il valore legale del titolo di studio fa sì che ogni laurea
conferita da una qualsiasi delle ottanta università italiane abbia lo stesso
peso nel mercato degli impieghi pubblici. Così gli atenei hanno scarsi
incentivi a scegliere docenti preparati; i laureati bravi sono intercettati dal
settore privato; le risorse delle famiglie premiano i servizi formativi
scadenti. Problemi che si potrebbero superare se l'amministrazione pubblica
valutasse le lauree sulla base di un ranking delle università di provenienza
dei candidati. Come vorrebbe una proposta già in discussione nel governo.
Per esempio un giovane laureato in medicina in un’università che
gli ha insegnato poco o nulla “vale”, per un possibile datore di lavoro
pubblico, esattamente quanto un giovane medico laureato in un’università severa
che lo ha ben preparato alla professione. Una Asl che volesse giudicare i due
giovani dottori ai fini dell’assunzione non potrebbe privilegiare la laurea
formativa a discapito di quella scadente. Dovrebbe trattare i due come se
avessero lo stessa identica formazione e lo stesso sapere.
Questa ingessatura del mercato ha almeno tre effetti gravemente
negativi.
1) Le università hanno scarsi incentivi a scegliere docenti bravi e ricercatori impegnati. Sia che la lezione la tenga il figlio/a o l’amico/a del barone locale, sia che la tenga un futuro premio Nobel, la laurea vale sempre lo stesso. Perché dunque cercare di reclutare il futuro premio Nobel?
1) Le università hanno scarsi incentivi a scegliere docenti bravi e ricercatori impegnati. Sia che la lezione la tenga il figlio/a o l’amico/a del barone locale, sia che la tenga un futuro premio Nobel, la laurea vale sempre lo stesso. Perché dunque cercare di reclutare il futuro premio Nobel?
2) Mentre il settore pubblico non può distinguere tra lauree,
quello privato lo può fare, almeno in parte, basandosi sui diversi ranking oggi
disponibili. Ciò implica che, ad esempio, la clinica privata, diversamente
dalla Asl, può scegliere di assumere un dottore che viene da un’ottima facoltà
di medicina, scartando liberamente quello che viene da una facoltà non
selettiva, anche se ha un voto di laurea più alto. In tal modo, si innesta un
meccanismo perverso per cui i laureati bravi sono intercettati dal settore
privato, mentre quelli scadenti sono lasciati al pubblico.
3) Dato che ogni laurea, ovunque ottenuta, vale lo stesso sul
mercato (almeno su quello pubblico), molte famiglie non selezionano le
università in base alla loro qualità, anzi sono tentate di iscrivere i loro ragazzi
dove i corsi sono più facili e voti dati con più generosità. Questo significa
che le risorse private ‘premiano’ i servizi formativi scadenti invece che
quelli di valore.
Non dimenticare il sondaggio!! Vai nella colonna a destra.
Piero
Durazzani
Presidente dell’Associazione Culturale ISA
Nessun commento:
Posta un commento