ISPEZIONARE UNA NUOVA MENTALITA' DEL LAVORO

Questo blog ha lo scopo di perseguire una mentalità del lavoro che riconsideri gli aspetti del secolo passato in un approccio sempre più tendente al merito. Nel fare questo si confronta con le politiche economiche del lavoro che più stanno incidendo sulla crescita dello stato mormone dello Utah che è considerato all'avanguardia negli USA.

Translate

mostra di pittura mormone

mostra di pittura mormone
per accedere al blog cliccare sul triangolo

sono mormone

sono mormone
per accedere al blog cliccare sul triangolo

mercoledì 8 agosto 2012

DIECI PROPOSTE PER CAMBIARE L'ITALIA CHE LAVORA

ATTENZIONE: dopo aver letto le 10 proposte segnala quelle che ritieni interessanti utilizzando il sondaggio a fianco. Ci aspettiamo una tua valutazione. Il sondaggio mantiene l'anonimato automaticamente.



Con questo documento ci prefiggiamo di aprire una discussione in merito alle proposte qui descritte al fine di valutarne l’accettazione, la convenienza, la validità legislativa e gli eventuali suggerimenti di modifica.
Lo scopo finale è quello di creare una mentalità del cittadino lavoratore libera da condizionamenti religiosi, di classe, di rappresentanza politica - sindacale ideologizzata e dipendente. Rafforzare tramite queste norme una stretta e reale collaborazione che superi la vecchia lotta di classe fra datore di lavoro e lavoratore. Realizzare una collaborazione basata sulla sostenibilità di interessi comuni come il “business” aziendale, ponendo particolare attenzione                alla “business sustainability” per le future generazioni.
Nell’elaborare queste proposte è stata esaminata anche La Carta dei Diritti Culturali della Dichiarazione di Friburgo, la quale enuncia quei diritti “essenziali alla dignità umana; per questa ragione i diritti culturali fanno parte integrante dei diritti dell’uomo e devono essere interpretati secondo i principi di universalità, di indivisibilità e di interdipendenza.”
Inoltre, per facilitare la comprensione di alcune proposte legislative, in calce ad alcune di esse è stato richiamato il post del blog <www.mormonjobmentality. blogspot.com> a cui fare riferimento.



1) IL LAVORATORE HA DIRITTO AD UNA RETRIBUZIONE PROPORZIONALE ALLA SUA FLESSIBILITÁ, ADATTABILITÁ E AL SAPER GESTIRE I CONTENUTI CHE LA PROPRIA MANSIONE RICHIEDE. DIRITTO DA INSERIRE NELLA COSTITUZIONE, AL POSTO DELLA PRIMA PARTE DELL’ATTUALE ARTICOLO 36, CHE PREVEDE SOLO UNA GENERICA QUANTITÁ E QUALITÁ DEL SUO LAVORO.
Il lavoratore oggi deve saper perseguire gli obiettivi che l’azienda gli pone pertanto l’essere flessibile e adattabile alle situazioni via via emergenti è condizione essenziale per la realizzazione del business aziendale. In sostanza spostare l’attenzione dall’efficienza  all’efficacia.   


2) AGGIORNARE LA FORMULAZIONE DEI DIRITTI DEI LAVORATORI, INTRODUCENTO QUELLI PIU' ATTINENTI ALL'ERA DIGITALE, COME IL “DIRITTO PER OGNI CITTADINO DI ACCEDERE AD INTERNET DALLA PROPRIA ABITAZIONE”. DIRITTO DA INSERIRE NELL’ARTICOLO 21 DELL’ATTUALE COSTITUZIONE.
Questo diritto si riallaccia a quello espresso nella Dichiarazione di Friburgo dove viene trattata la messa in atto dei diritti culturali nell’economia e specificatamente per quanto concerne l’articolo 10 comma “b” dove si legge:
“Gli attori pubblici, privati e civili devono, nell’ambito delle loro competenze e responsabilità specifiche: considerare che la compatibilità culturale dei beni e dei servizi è spesso determinante per le persone in situazione svantaggiata a causa della loro povertà, del loro isolamento o della loro appartenenza a un gruppo discriminato.”
Questo comma mette in risalto due condizioni che noi abbiamo sul nostro territorio italiano: la povertà e l’isolamento. Queste situazioni si trovano maggiormente nelle zone rurali e di montagna, dove le nuove tecnologie informatiche fanno fatica ad arrivare penalizzando questi cittadini per quanto concerne le nuove opportunità di lavoro.  

Vedere post PREPARATEZZA E PRONTEZZA capitoli:
- “Progetto Broadband Utah: allargare la partecipazione”;
- “All'Italia serve un risorgimento digitale”;
- “Il monopolio italiano delle telecoms frena la crescita”;
- “Un nuovo diritto per l’era digitale”.


3) INSERIRE L’EDUCAZIONE ALLA “PREPARATEZZA E ALLA PRONTEZZA” NEI BAMBINI IN ETÁ PRESCOLARE. CONCETTO DA INSERIRE NELLA COSTITUZIONE NELLA SEZIONE DEL DIRITTO ALLO STUDIO.
I bambini che oggi sono in età prescolare subiranno un ritardo culturale che potrà compromettere il loro futuro successo nel campo lavorativo, qualora non acquisiscano confidenza e competenza nelle nuove tecnologie. Il loro successo negli studi sarà sempre più condizionato dalla loro capacità di stare sulla rete.
(Vedere post PREPARATEZZA E PRONTEZZA al capitolo “Progetto Upstart: una visione illuminata”).


4) INFORMATICA E NANOTECNOLOGIE SARANNO I CONTENUTI DELLA NUOVA SOCIETA' PER I PROSSIMI 30 ANNI, PERTANTO IL LAVORO SARÁ SEMPRE PIÚ INTELLETTUALE.
IL LAVORO MANUFATTURIERO SI GESTIVA CON IL CONTROLLO, MENTRE OGGI IL LAVORO INTELLETTUALE SI GESTISCE CON LA MOTIVAZIONE.  PERTANTO: È NECESSARIO FORMARE GLI STUDENTI DELLA SCUOLA SUPERIORE ALLA “LEADERSHIP” E PERTANTO LEGIFERARE PER INSERIRE QUESTA ESIGENZA NEI PROGRAMMI SCOLASTICI.  
(Vedere post UN MORMONE CHE HA FORMATO LA LEADERSHIP PIU AVANZATA).


5) SERVE UNA MOBILITÁ SOCIALE ORIENTATA VERSO L'ALTO, IL CHE RICHIEDE LA NECESSITÁ DI DECURTARE TOTALMENTE LE TASSE UNIVERSITARIE PER LE PERSONE CON PIÚ DI 35 ANNI DI ETÁ, CHE INTENDANO FREQUENTARE CORSI UNIVERSITARI. LAVORARE MENO E STUDIARE MAGGIORMENTE ALFINE DI ACCRESCERE I PROPRI GUADAGNI. QUESTO “DIRITTO ALLA COMPETITIVITÁ SCOLASTICA ED APPETIBILITÁ NEL MONDO DEL LAVORO” DOVREBBE ESSERE SANCITO NELLA COSTITUZIONE AL FINE DI DARE A QUEI LAVORATORI, LA CUI CULTURA È DIVENTATA OBSOLETA RISPETTO AL LAVORO CHE ORA SVOLGONO, LA POSSIBILITÁ DI ACQUISIRE UNA CULTURA PROFESSIONALE PIÚ CONSONA ALLE ASPETTATIVE ATTUALI. ESSERE COMPETITIVI OGGI, E SEMPRE DI PIÚ NEL FUTURO, VUOL DIRE CONTINUARE A STUDIARE.
Per ottenere questo diritto derivante dal diritto del lavoro più in generale, occorre favorire l’adeguamento culturale, come sancisce la dichiarazione di Friburgo all’ articolo 1 comma “e”:
“la realizzazione effettiva di un diritto dell’uomo implica la considerazione del suo adeguamento culturale, …”
(Vedere post BENVENUTO DI UN RETTORE UNIVERSITARIO).


6) L'EDUCAZIONE AL “BUSINESS” APRE LE PORTE DELLE GRANDI OPPORTUNITÁ.
OGNI STUDENTE DI SCUOLA SUPERIORE DOVREBBE PERTANTO ACQUISIRE UNA CULTURA DEL “BUSINESS” IN SENSO LATO, INCLUSO IL “BUSINESS  SUSTAINABILITY” CIOÈ QUELL’EQUILIBRIO FRA IL SODDISFACIMENTO DELLE ESIGENZE PRESENTI E QUELLO DELLE FUTURE GENERAZIONI DI SOPPERIRE ALLE PROPRIE. DIRITTO E DOVERE DA INSERIRE NELLA COSTITUZIONE.
Ogni persona, sola o in comune, ha diritto di realizzare il proprio business senza danneggiare economicamente ed ambientalmente le generazioni future.
Per le aziende il perseguire un “Business sustainability” significa operare nel proprio core business, e pertanto perseguire la crescita del profitto tutelando gli interessi dei propri shareholders e stakeholders, attuando politiche di sviluppo di medio e lungo termine che non incidano negativamente sulle future generazioni.
La disciplina della Sostenibilità integrata nel business richiede oggi sempre più una professionalità specifica al pari di altre funzioni aziendali, sulla quale la scuola ha un ruolo chiave nel preparare i giovani ad un lavoro molto utile nel mondo delle imprese.


7) AL FINE DI USCIRE DAL NOSTRO PROVINCIALISMO CULTURALE E MIGLIORARE LE QUALITÁ PROFESSIONALI, OCCORRE INSERIRE IN TUTTE LE FACOLTÁ UNIVERSITARIE ED ACCADEMICHE L’INSEGNAMENTO CONDOTTO IN LINGUA INGLESE. IMPORTANTE INSERIRE NELLA COSTITUZIONE LA LINGUA PREDOMINANTE IN QUANTO ESSA REALIZZA LA PIENA “INTERNALIZZAZIONE” DEL MONDO SCENTIFICO E DEL LAVORO. LA REALE CONOSCENZA DELLA LINGUA INGLESE È UN’ INDISPENSABILE NECESSITÁ.
(Vedere post IL POTERE ECONOMICO DEL MULTILINGUISMO).


8) INSERIRE NEI CONSIGLI D’AMMINISTRAZIONE DELLE AZIENDE UN RAPPRESENTANTE SINDACALE CON PROVATA CULTURA DEL “BUSINESS” ED ELETTO DIRETTAMENTE DAI LAVORATORI DELL’AZIENDA.
QUESTO RAPPRESENTANTE SINDACALE, NON TESSERATO IN ALCUN PARTITO POLITICO, DOVREBBE AVERE UN APPROCCIO MENTALE PROATTIVO PER SOSTENERE UNA CRESCITA DEL BUSINESS PRESENTE E FUTURO, INTERAGENDO CON I LAVORATORI PER TUTELARE I LORO INTERESSI, SENZA COMPROMETTERE IL PROFITTO AZIENDALE. DIRITTO DA INSERIRE NELLA COSTITUZIONE COME DIRITTO DI COGESTIONE.
Questo diritto di cogestione che è il termine che si riferisce alla partecipazione attiva dei lavoratori nei processi decisionali delle aziende. Il termine riguarda anche una partecipazione ai risultati economici e alla redistribuzione degli utili.
La disciplina della cogestione varia significativamente a seconda degli ordinamenti nazionali.
Agli estremi opposti si trovano le situazioni degli Stati Uniti e della Germania: negli USA i lavoratori non hanno alcuna rappresentanza negli organi decisionali e la gestione è affidata a manager che hanno il compito di massimizzare il profitto per gli azionisti soci. In Germania, i lavoratori e le rappresentanze sindacali hanno invece un potere significativo nella gestione dell'azienda.
In Italia dovremmo perseguire una cogestione snella per superare il massimalismo sindacale della lotta di classe.


9) PER FORMARE CITTADINI E PERTANTO ANCHE I LAVORATORI DALLA MENTALITÁ REALMENTE LIBERA, AGIRE ANCHE SULLA LIBERTÁ DI RELIGIONE PROIBENDO ALLA POLITICA DI LEGIFERARE NEL CAMPO RELIGIOSO. CONCETTO DA INSERIRE NELLA COSTITUZIONE IN SOSTITUZIONE DEGLI ATTUALI ARTICOLI 7 E 8.
Questo concetto è oggi rafforzato dall’articolo 3 comma “a” della Dichiarazione di Friburgo:
“Ogni persona, sola o in comune, ha diritto di vedere rispettata la propria identità culturale nella diversità dei suoi modi di espressione; questo diritto si esercita in particolare in relazione con la libertà di pensiero, di coscienza, di religione, di opinione e di espressione;”
(Vedere post LA LIBERTA RELIGIOSA: UN ESERCIZIO PER LA JOB MENTALITY).


10) ABOLIRE IL VALORE LEGALE DEL TITOLO DI STUDIO AL FINE DI REALIZZARE UNA VERA COMPETITIVITÁ FRA LE PRESTAZIONI UNIVERSITARIE PUBBLICHE E PERTANTO UNA CRESCITA PROFESSIONALE DEL CORPO DOCENTE. IL REALE MERITO ACQUISITO DURANTE GLI STUDI DEVE ESSERE IL SOLO ELEMENTO DI SELEZIONE QUANDO UN INDIVIDUO ENTRA NEL MONDO DEL LAVORO.
Il valore legale del titolo di studio fa sì che ogni laurea conferita da una qualsiasi delle ottanta università italiane abbia lo stesso peso nel mercato degli impieghi pubblici. Così gli atenei hanno scarsi incentivi a scegliere docenti preparati; i laureati bravi sono intercettati dal settore privato; le risorse delle famiglie premiano i servizi formativi scadenti. Problemi che si potrebbero superare se l'amministrazione pubblica valutasse le lauree sulla base di un ranking delle università di provenienza dei candidati. Come vorrebbe una proposta già in discussione nel governo.
Per esempio un giovane laureato in medicina in un’università che gli ha insegnato poco o nulla “vale”, per un possibile datore di lavoro pubblico, esattamente quanto un giovane medico laureato in un’università severa che lo ha ben preparato alla professione. Una Asl che volesse giudicare i due giovani dottori ai fini dell’assunzione non potrebbe privilegiare la laurea formativa a discapito di quella scadente. Dovrebbe trattare i due come se avessero lo stessa identica formazione e lo stesso sapere.
Questa ingessatura del mercato ha almeno tre effetti gravemente negativi.
1) Le università hanno scarsi incentivi a scegliere docenti bravi e ricercatori impegnati. Sia che la lezione la tenga il figlio/a o l’amico/a del barone locale, sia che la tenga un futuro premio Nobel, la laurea vale sempre lo stesso. Perché dunque cercare di reclutare il futuro premio Nobel?
2) Mentre il settore pubblico non può distinguere tra lauree, quello privato lo può fare, almeno in parte, basandosi sui diversi ranking oggi disponibili. Ciò implica che, ad esempio, la clinica privata, diversamente dalla Asl, può scegliere di assumere un dottore che viene da un’ottima facoltà di medicina, scartando liberamente quello che viene da una facoltà non selettiva, anche se ha un voto di laurea più alto. In tal modo, si innesta un meccanismo perverso per cui i laureati bravi sono intercettati dal settore privato, mentre quelli scadenti sono lasciati al pubblico. 
3) Dato che ogni laurea, ovunque ottenuta, vale lo stesso sul mercato (almeno su quello pubblico), molte famiglie non selezionano le università in base alla loro qualità, anzi sono tentate di iscrivere i loro ragazzi dove i corsi sono più facili e voti dati con più generosità. Questo significa che le risorse private ‘premiano’ i servizi formativi scadenti invece che quelli di valore.


Non dimenticare il sondaggio!! Vai nella colonna a destra.


Piero Durazzani
Presidente dell’Associazione Culturale ISA

Nessun commento:

Posta un commento