Molti politici continuano a dividere le segmentazioni delle loro
azioni in sinistra, destra o centro.
Questo, oltre a essere un modo di classificazione sempre più
confuso, è anche un modo che irrigidisce l’efficacia e l’interpretazione della
politica.
Facciamo un semplice esempio:
chi ha valori religiosi da difendere tende a sentirsi più tutelato
dai politici di destra ma se le sue condizioni sono economicamente molto umili
tende a riferirsi ai politici di sinistra pensando di essere più tutelato.
Tutto ciò porta questa persona a non ricevere una piena rappresentanza
politica. Tutti i cittadini dovrebbero avere rappresentanza politica in quanto
è un loro diritto.
Occorre superare questa incostante segmentazione per evitare di
riversare l’elettorato nel partito dell’astensione.
Occorre trovare una politica che riduca queste discrepanze e
lavori per una nuova mentalità del
cittadino (Job mentality) che porti ad una sempre più efficace politica sia
nel campo economico, attraverso una liberazione del potenziale creativo, sia
nel campo dei valori attraverso una liberazione delle singole coscienze senza
voler imporre a tutti la “coscienza maggioritaria”.
Ma non tutte le idee possono essere positive ce ne sono anche di
molto negative. Nel campo economico un esempio è dato dai derivati inventati
dal potere finanziario che ha portato l’economia occidentale in una profonda
crisi. Occorre pertanto che un politico si preoccupi di prevenire i danni che
una cattiva creatività può recare all’economia.
Allora occorre guardare ad una “Politica creativogenica”.
Cosa si deve intendere
con la parola “creativogenica”? E una creatività regolata dove per “genica” si
può intendere una regolazione genica che
è il processo che permette ad una cellula del nostro corpo di esprimere un determinato pool di geni in un contesto e di silenziarne
altri.
In politica, partendo
da questo esempio, si può pensare a una creatività che permetta ad un cittadino,
tramite l’apparato legislativo, di esprimere e realizzare determinate idee di
sviluppo economico e di silenziare quelle che portano danno all’economia della
comunità. Liberare pertanto la potenzialità della creatività in tutti i
soggetti dello stato, persone private o enti pubblici, che possono dare impulso
ad una sana economia.
Tutto ciò può avvenire
tramite un’attività di legiferazione che liberi risorse nei privati e faccia
leva su incentivi a sostegno di tutto ciò che porta ad un aumento dell’occupazione
e non, per esempio, ad una delocalizzazione dannosa. Questa liberazione di
risorse economiche può avvenire solo per mezzo di una forte riduzione delle
tasse e pertanto risorse che vanno recuperate da un forte snellimento della
spesa pubblica e da un sistema fiscale incisivo dove tutti pagano le tasse.
In sostanza: meno
tasse, meno stato e più cittadini pensanti.
Dare una sana libertà
al cittadino: libertà di coscienza, libertà di essere creativo e libertà di
utilizzare i suoi guadagni per implementare le sue iniziative economiche e non
per pagare la politica e la esagerata macchina dello stato.
In Italia è giunto il
tempo per costruire una “visione di
politica creativogenica” dove la politica è intesa come un servizio per il
cittadino che deve essere facilitato a operare con poche leggi. Il cittadino si
deve governare da solo nel rispetto di una legiferazione snella ed essenziale.
Concludo e a sostegno
di quanto da me descritto riporto una recente frase di Mitt Romney, candidato
alla Casa Bianca:
«I nostri diritti ce li danno Dio e la
natura umana, non il governo. Non è la burocrazia statale che ci ha resi
grandi, ma l'iniziativa della gente».
L’Italia potrà farcela se la politica
darà un sostegno intelligente all’iniziativa privata… basta con il populismo di
sinistra e di destra e del pilatesco centrismo.
Inoltre un piccolo contributo concreto di idee, proposto dall’Associazione
Culturale ISA, lo potete leggere nel post: DIECI PROPOSTE PER CAMBIARE L’ITALIA CHE LAVORA.
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Piero Durazzani e la sua famiglia |
Piero Durazzani
(Presidente dell’Associazione Culturale ISA)
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